Michele Maccanti, che domenica 4 luglio si è aggiudicato la prestigiosa manifestazione, era risultato positivo ad un controllo il 15 maggio scorso
Una splendida festa se non proprio rovinata. quanto meno inquinata dall'ennesimo episodio doping. Il vincitore della prestigiosa "Maratona des Dolomites" (9271 partenti, un successo clamoroso), Michele Maccanti, 31enne di Miglioro (Ferrara) era risultato positivo alla famigerata eritropoietina ad un recente controllo eseguito dalla CVD, la commissione di vigilanza per la legge antidoping (376/2000), prima di questa gara e precisamente ai campionati mondiali a cronometro disputati il 15 maggio scorso ad Occhiobello.
Dunque non avrebbe dovuto essere neppure ai nastri di partenza. Ma è riuscito a farla franca approfittando del pasticcio inestricabile di regole e regolette che in omaggio ad un malinteso senso dell'autonomia presiedono ai rapporti fra enti di promozione e Coni, alla cui Procura spetta di istruire il processo sportivo.
La positività risale al 15 maggio scorso ai campionati mondiali a cronometro individuali di Occhiobello. La Procura Coni ha ricevuto notifica il 15 giugno e ha convocato il ciclista per il 30, ma Maccanti ha chiesto un ulteriore rinvio tramite il suo avvocato. La nuova data era fissata per oggi, 6 luglio, ma c'è stata una nuova richiesta di rinvio per mettere a puntole strategie della difesa. Nel frattempo ha avuto tutto l'agio di correre e vincere nientemeno che la regina delle granfondo e la faccia tosta di presentarsi sul palco della televisione. Ma già in precedenza, il 30 maggio scorso, aveva vinto la Marcialonga Cycling, altra importante manifestazione amatoriale.
Un incidente spiacevole per gli organizzatori che appanna l'immagine della "Maratona des Dolomites", una manifestazione bellissima e unica nel suo genere, che punta ai valori veri dello sport, della natura e dell'ecologia e non avrebbe assolutamente bisogno di questi "personaggi", che portano solo pubblicità negativa.
Ma di questo increscioso episodio è responsabile sopratutto l'assoluta mancanza di chiarezza dei regolamenti degli Enti di promozione. Maccanti risulterebbe tesserato ad uno di essi (Udace). Mentre per la federazione ciclistica italiana (e il Coni) le regole sono chiare: alla notifica della positività scatta automaticamente la sospensione cautelativa, di questo piccolo ma spesso o non vengono recepite queste squalifiche o, come nel caso specifico, il tempo di "vacatio" fra l'accertamento e la squalifica, permette al ciclista di continuare a correre.
Così succede che il furbetto di turno si possa presentare con il suo bel cartellino ad una manifestazione qualsiasi anche dopo la positività. Magari approfittando della "condizione" che certe positività consentono. E' un problema rilevante perché riguarda la credibilità di tutto il movimento amatoriale che è la spina dorsale dell'industria ciclistica di cui rappresenta il mercato.
Gli organizzatori della Maratona ovviamente sono stupefatti e annichiliti dalla vicenda. Si sentono traditi: "Faremo di tutto - fanno sapere - perché Maccanti sia depennato dall'ordine d'arrivo e per lui non ci sarà mai più un pettorale alla nostra manifestazione".
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