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Dopo una sequenza di edizioni cariche di pioggia, freddo e neve sul Baldo, la 12^ edizione ha visto un cielo terso e un fantastico sole capeggiare sugli ottocento ciclisti che si sono incontrati nella sempre affascinante piazza Brà a Verona. E' l'ex-pro abruzzese Luca Fioretti a vincere in volata il percorso rosso, mentre la De Col vince la femminile. La "medio" va a Orsucci e alla Ilmer, mentre sul corto vincono De Vittorio e la Gazzini.
La partenza da piazza Brà (Foto Enrico Cavallini/Play Full Nikon) |
Questa è stata la piacevole sorpresa che hanno trovato gli ottocento ciclisti giunti a Verona per prendere parte alla 12a edizione della Granfondo Avesani, la classica di autunno del granfondismo nazionale.
Il lavoro di organizzazione "certosina" del quale è stata capace l'associazione La Scaligera, capeggiata da Luigi Ballini, "deus ex machina" dello sport amatoriale veronese, si è notato fin dalla prima mattina.
Piazza Brà è di per sè già molto affascinante e, chi ha avuto il piacere di vederla almeno una volta, non mi può contraddire, ma vederla tutta addobbata a festa e, soprattutto, liberata dalla calca dei turisti, grazie alle transenne che delimitano lo spazio per i ciclisti, la rende ancora più attraente.
Una manifestazione che ha una lunga esperienza, ma che sta subendo un lento, ma continuo, ed immeritato, calo di presenze.
L'organizzazione è veramente ottimale e, dopo tanti anni, non lascia certo nulla al caso.
Il percorso è forse un pò troppo duro per un finale di stagione, soprattutto in questi ultimi anni, dove il calendario così folto di manifestazioni, spinge i ciclofondisti a "correre" tutte le domeniche da febbraio ad agosto, giungendo a settembre stanchi e, a volte, anche un pò nauseati.
Ne fa le spese questa bella manifestazione che offre ai ciclisti tre percorsi di indubbia bellezza, soprattutto il percorso "rosso" da "180 e passa" chilometri, e ben oltre i 3000m di dislivello.
Anche Giove Pluvio non è mai stato benevolo con il generoso Ballini, tanto da dare la pessima nomea alla manifestazione de "la granfondo dove tanto piove". Questa edizione, però, ha dimostrato che la pioggia non viene fornita nel pacco gara e che il bel tempo può apparire anche senza particolari danze tribali.
Tutta la logistica, come i servizi di segreteria, la consegna dei pettorali, il noleggio del chip, piuttosto che il ritiro del pacco gara e il pasta party, sono stati inseriti all'interno dell'Arsenale, posto a poche centinaia di metri da piazza Brà, zona di partenza e arrivo dei ciclisti.
Il limitato numero di iscritti - ahimè, poco sotto le 800 unità - ha però agevolato tutte le operazioni preliminari senza incappare in lunghe e noiose code.
A tutti gli iscritti, le gentili signorine addette ai pacchi gara, hanno consegnato una scatola contenente due pacchi di pasta fresca Avesani, una bottiglia di vino bianco, una bottiglia di sali, una barretta e una borraccia della Isostad, e una busta al cui interno c'erano un cappellino della Berner e una minipompa.
Durante la prime ore del mattino di domenica, l'Arena di Verona, è stata testimone della metamorfosi che ha subito piazza Brà. Da sobrio salotto scaligero, la piazza è stata trasformata con i numerosi striscioni e archi gonfiabili, nella sede di una grande festa sportiva.
Tre i percorsi proposti dall'organizzazione, con altrettante partenze, in quanto ogni percorso, vede un suo "start", facendo in modo che ogni gruppo possa partire con la velocità più consona.
Il percorso Rosso, quello da leggenda, è il primo a partire, alle 8.00 in punto. A dare il via è il botto dell'archibugio,
magistralmente gestito dagli archibugieri, in abiti medioevali. Il primo tratto di circa 20km è di pianura, che porta ad iniziare la prima salita, e viene percorso con andatura turistica con tanto di moto ad evitare colpi di testa da parte dei ciclisti.
Da qui il via ufficiale, per andare ad affrontare il terribile Monte Baldo. I primi chilometri pedalabili fino a Ferrara, poi la scalata ai 1600mslm della vetta, immersi tra prati e alpeggi, con tanto di mucche incuriosite da questo strano via-vai.
Una lunga e tecnica discesa porta al fondo valle e quindi ad affrontare una decina di chilometri di pianura prima di dare il via alla cronoscalata Peri-Fosse, e proseguire salendo fino al Passo del Branchetto, posto anch'esso a 1600mslm.
Ancora una lunga discesa, interrotta solo dal breve strappo di Cerro Veronese, per continuare sino all'abitato di Verona. Mancano sei chilometri all'arrivo quando si affronta l'ultima fatica di giornata: le Torricelle. Una salitella di un paio di chilometri, decisamente facile, ma che, dopo 180km, può fare veramente male. Dalla cima, resta solo la discesa per giungere nel centro storico di Verona e a piazza Brà, dopo 183km e 3500m di dislivello.
Il percorso Verde, che parte 15 minuti dopo, misura 150km con un migliaio di metri di dislivello in meno del fratello maggiore, con il quale condivide la maggior parte del percorso, saltando a piè pari il Passo del Branchetto.
Il percorso Giallo, il più facile, parte invece alle 8.30, e conta solo 97km con 1050m di dislivello. Due le erte da affrontare. La Peri-Fosse e le Torricelle.
Quasi scontata la cronaca della corsa della granfondo. La prima selezione avviene già sulla prima salita verso Ferrara di Monte Baldo, dove il gruppo di testa conta solo nove ciclisti: la cicli Maggi al gran completo con Matteo Cappè, Andrea Beconcini, Devis Miorin, Gianluca Cavalli e Vincenzo Pisani, quindi, Simone Sguerri (Genetik), Emanuele Ristori (Ciclistica Grassina), Roberto Cunico (Beraldo Cicli), Ersilio Fantini (MG.K Vis-LGL-Viner-Miche) e Luca Fioretti (Viner Factory Team Nautilus).
Gli ultimi 10km che portano al valico, con punte al 19%, fanno male a molti, tanto che a scollinare restano solo in sei, avendo perso Cappè, Fantini e Miorin, capaci però di rientrare nel tratto di pianura prima della Peri-Fosse, salita nella quale lasceranno definitivamente il battistrada. Scatti e controscatti, la lotta ai vertici è serrata. Ognuno tenta l'azione, ma nessuno riesce a prendere il volo. Tant'è che sono proprio le Torricelle a decidere la corsa.
Qui perde contatto Ristori, Cunico resta leggermente attardato e all'uscita dell'ultima curva sono in quattro a presentarsi alla volata, dove Luca Fioretti, abruzzese, ex pro, classe 1984, ha già preso il binario giusto e con tutta la forza rimastagli, lancia la bicicletta di una "misura" davanti agli altri.
Vittoria per Fioretti a braccia alzate, in 5h 40' 25". Secondo posto per il militare Pisani e terza piazza per un inossidabile Sguerri. Quarto Beconcini, quinto il veneto Cunico e sesto il toscano Ristori.
Tra le donne la vittoria va a Barbara De Col (Teknobikes team) che chiude la sua prova i4.44.17n 7h 29' 33". Bisogna attendere 24' per vedere giungere Barbara Zambotti (Emporio del Ciclo). Chiude il podio Nicoletta Grassi (Pol. S.Giorgio Ugo Bike).
Fuga a sei sul percorso Verde. Sono ancora le Torricelle a fare la differenza e lanciare verso il traguardo la coppia Simone Orsucci e Maurizio Bachini, toscani del Team San Ginese, dove a passare per primo sotto lo striscione sarà proprio Orsucci con il tempo di 4h 44' 17". Volata a due degli immediati inseguitori, David Van Orsdel (Avesani Bike) e Tiziano Lombardi (Ke Forma Pedale Santarcangiolese), che vede il portacolori del team dei "locali" a salire sul terzo gradino del podio.
Arrivi separati per le prime tre donne della mediofondo. La prima a giungere a Verona è stata Marina Ilmer (Vinschqau Arsv) in 5h 14' 55". Dietro di lei, con 8' di ritardo, Cristina Boldrini (Battaglin Team) e a concludere il podio Monica Cuel (Ezio Borgna Cycling Team).
Il percorso Giallo, più corto, ha visto la vittoria di Cesare De Vittorio (Turrina Cycling Team) che, con le sue 2h 46' 50", ha preceduto di una trentina di secondi la volata regolata da Alain Seletto (Miccoli Sport) ai danni di Claudio Vezzani (Avesani Bike).
Solo 11 minuti dopo il primo uomo è giunta Serena Gazzini (L'Arcobaleno Carraro Team) che con il tempo di 2h 57' 38", è salita sul gradino più alto del podio, affiancata da Marta Tedesco (Sportclick Team.It) e da Marisa Coato (Green Team).
Che soddisfazione, giungere all'arrivo, stanchi, stravolti, ma con un folto pubblico, grazie anche ai numerosi turisti incuriositi, a fare da sfondo allo striscione del traguardo.
Una doccia e, perchè no anche un massaggio, all'Arsenale, per terminare la giornata con il pasta party, che ha servito un piatto di pasta, ovviamente Avesani, una scaloppina, un panino, mele a volontà e acqua.
Concludendo, bisogna sfatare la brutta nomea della granfondo piovosa, visto che in questa edizione il sole è stato l'attore principale della giornata. Una granfondo forse un tantino dura per il periodo di fine stagione, nel quale è sistemata, ma che ha un fascino, senza ombra di dubbio, incantevole.
(23 settembre 2010)
| Il ritiro del pettorale Quale migliore sfondo per una foto? L'archibugio dà lo start Il gruppo esce dalla città Si scorre il Parco dell'Adige |
Tanto il personale della Protezione Civile | Nulla può disturbare le mucche | Ciò che non si vorrebbe mai vedere! |
Ma lo spettacolo ripaga dello sforzo | Che spettacolo! | Pace e tranquillità... globale |
Questa sì che è una discesa | Affascinante | Inizia la cronoscalata |
Un'immagine è meglio di mille parole | Stanchi, ma in cima | Il lungo continua però a salire |
Un panorama che annulla ogni fatica | Anche il Branchetto è andato | "Ma sti due dove vanno?", pensò la mucca |
Torricelle: l'ultima fatica | Antiche mura e bici in carbonio | Pasta party all'Arsenale |
La granfondo è valida come Campionato Italiano Maestri di Sci | La prima donna sul percorso lungo | Vincitrice percorso corto |
Vincitore percorso corto | Vincitori percorso medio | Fioretti vince la granfondo |
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