TESTO E FOTO FABRIZIO LODI
SIENA - “Evitare il rischio della riserva indiana”. E’ stato questo uno dei temi affrontati nel corso della terza edizione di Ciclomundi, svoltasi dal 24 al 26 settembre nella centralissima e spettacolare piazza del Duomo in quel di Siena.
Per chi non lo sapesse Ciclomundi è il primo Festival Nazionale del viaggio in bicicletta, dedicato a professionisti ed amanti delle Due Ruote. Si tratta di una vera e propria festa della bicicletta, celebrata come simbolo del viaggio lento ed ecosostenibile che è stato caratterizzato da animazioni, spettacoli, incontri con i cicloviaggiatori, tavole rotonde, laboratori, mostre, un settore espositivo dedicato al turismo a pedali ed escursioni nelle Terre di Siena.
Ciclomundi è stata l’occasione per sognare, con la consueta carrellata di ciclo-viaggiatori no-limits, ma anche per discutere sulla bicicletta come strumento di trasformazione sociale in tempi di crisi economica, grazie alla presenza, fra gli altri, di Chris Carlsson (il “guru” di Critical Mass) e dell’economista Tito Boeri. Per non parlare degli spettacoli, dallo show travolgente di Guido Foddis al reading di Giuseppe Cederna, ispirato dal libro “La mia prima bicicletta”, fino alla musica del gruppo dei Tetes de Bois, che hanno presentato in anteprima il loro primo video in 18 anni di carriera, con una strepitosa Margherita Hack nei panni di Alfonsina Strada!
Dicevamo della… riserva indiana! Ovvero del rischio della ghettizzazione che potrebbe colpire alcuni movimenti metropolitani degli amanti della bici. Un tema lanciato dal moderatore Luca Conti, programmista Rai e ciclista urbano, che ha parlato della necessità di fare sentire le istanze di chi pedala nelle metropoli attraverso la voce di propri rappresentati politici.
La tavola rotonda, svoltasi domenica 26, ha affrontato poi il tema delle esperienze di lavoro a pedali nelle città. In particolare Francesco Ricci e Corrado Scimmia hanno affrontato le incredibili difficoltà, che hanno strappato molte risate amare, legate alle loro iniziative per ottenere i permessi per servizi di risciò rispettivamente a Firenze e Roma. Esperienze che hanno grandi potenzialità che però rischiano seriamente di rimanere inespresse a causa di una burocrazia degna del migliore teatro dell’assurdo.
Fabio Masotti, esponente della Fiab senese, ha posto l’accento sulla necessità di rompere il binomio automatico bici-attività sportiva, o bici-agonismo. «Le due ruote devono essere viste – ha detto –non solo per fare sport ma come mezzo alternativo per gli spostamenti urbani e su questo deve nascere la politica deve accendere i fari».
Un altro momento importante è stato quello dell’incontro mattutino di sabato 25 che ha affrontato il tema del viaggio, ovviamente sui pedali, lungo le strade della civiltà.
Ormai, è stato detto, il paesaggio è diventato solo un… cartello stradale, le strade non sono più un bene condiviso ma solo una sorta di “vestito” cucito sulle esigenze dei motori. Invece la strada dovrebbe permettere la percezione del paesaggio.
Ecco dunque il tema delle strade bianche, un bene che in Toscana è stato rivalutato e tutelato grazie anche all’opera di organizzatori quali Giancarlo Brocci, l’ideatore della gran fondo “L’Eroica”. Strade dunque destinate a un modo di muoversi alternativo, quello amato dai “senza fretta”.
Si è parlato con il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini, del progetto della rivalutazione della Via Francigena, approvato già dal Ministero dei Beni Culturali. Un progetto, di cui però si chiesta una parziale revisione, che potrebbe creare una via ciclabile e pedonale di grandissimo pregio paesaggistico e culturale.
Molto interessanti poi gli esempi di “strade salvate e recuperate” portati da Patrizia Vaschetto e da Alain Bernard. La prima ha parlato di come la strada che conduce al Nivolet nel Parco Nazionale del Gran Paradiso sia stata sottratta praticamente al traffico privato a motore e come questo abbia salvato da un lato l’ecoflora e dall’altra abbia dato un notevole impulso al turismo.
Il secondo, presidente della Fondazione Les Amis de Paris-Roubaix ha invece mostrato come si stiano salvando le rotte del pavè della Parigi-Roubaix che solo pochi anni fa sembrano destinate all’estinzione.
Insomma Ciclomundi è stato un momento di riflessione profonda ma anche di leggerezza fatta di spettacoli e musica. Un connubio che ci sembra abbia colto nel segno e che speriamo possa servire ai ciclisti urbani e al movimento della slow bike ad uscire da quella… riserva indiana di cui abbiamo parlato all’inizio del nostro servizio
Nessun commento:
Posta un commento