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sabato 6 novembre 2010

EICMA 2010 - Rabbia e delusione al Salone del Ciclo e Motociclo: le bici non c’erano…


Dall'inviato

Fabrizio Lodi


MILANO - «Ma scusate dove sono i padiglioni della bici?». E’ la domanda che nel nostro stand di Event For Passion, uno dei pochissimi ad esporre biciclette, ci siamo sentiti chiedere qualche centinaio di volte alla Fiera di Milano. E la risposta è stata sempre la stessa: «Non ci sono padiglioni dedicati alla bicicletta. A dirla tutta non ci sono proprio gli espositori…». Non riusciamo purtroppo a descrivervi in modo appropriato la faccia degli appassionati a questa risposta: un mix di delusione, incredulità  rabbia…

Il Salone del Ciclo e Motociclo 2010, svoltosi nella nuova fiera di Milano dal 2 al 7 novembre, tradisce clamorosamente il suo stesso nome, dei 1.104 marchi solo il 2 per cento ha esposto prodotti ciclistici! Si potrebbe parlare senza tema di smentita di un clamoroso caso di pubblicità ingannevole. Pensate infatti di pagare 18 euro per il biglietto d’ingresso, dopo magari esservi sorbiti una bella traversata in metro o con mezzi propri (magari pagando un’altra dozzina di euro per il parcheggio) per giungere a Rho, e di non trovare nulla, ma proprio nulla di quello per cui siete venuti…
Magra consolazione la presenza del colosso Shimano, che ha presentato il Dura Ace Di2 (Digital Integrated Intelligence), gruppo elettro-meccanico, dotato di un cambio digitale che permette di cambiare in maniera più rapida e precisa. Il gruppo era montato su bici di varie case: Pinarello, Massoni, Rossin, Viner…
Inoltre presente anche la ditta, specializzata in bici di lusso, Montante, con il suo fiore all’occhiello: la “Montante for Macerati 8CTF”.
Bella poi la mostra dedicata al grande Fiorenzo Magni con maglie delle sue vittorie, foto e bici d’epoca.
Poco, davvero troppo, troppo poco per non far imbestialire gli appassionati delle due ruote senza motore.

E i venti di guerra sono giunti anche forti e chiari al direttore generale dell’Eicma, al suo ultimo anno di gestione, Costantino Ruggiero, tempestato di email e telefonate di protesta:
«Sento di dovermi scusare con tutti gli appassionati di ciclismo – ha affermato con molta sincerità - che, giustamente, sono rimasti delusi dal numero molto ridotto, seppur di qualità (Shimano, Montante…) di espositori di biciclette e accessori. E’ l’unica nota stonata di un Salone che ha registrato numeri record. Basti pensare che in questa sola edizione sono stati venduti più biglietti delle due distinte edizioni (una del ciclo, l’altra del motociclo) messe insieme svoltesi nel 2009».
- Che cosa è successo?
«Sapevamo che per il ciclismo a Milano questo sarebbe stato un anno sabbatico, a dire il vero contavo sulla presenza di molti più marchi, ma alla fine ci sono state tante e importanti defezioni inaspettate».
- Il motivo di questa “fuga”?
«Sinceramente non so spiegarmelo, quello del ciclismo è un mondo particolare e molto frastagliato nelle diverse realtà che vanno da aziende molto piccole, quasi familiari, fino a grandi colossi. Così a caldo non so darmi una sola spiegazione».
- Che cosa può fare Milano per recuperare terreno anche di fronte all’avanzare di realtà italiane come quelle del Salone di Padova?
«Bisogna pensare a qualche cosa di diverso. Dovremo riunire le diverse competenze di questo settore e confrontarci. Il Salone di Milano è un patrimonio del mondo del ciclismo italiano che non può essere disperso. Si potrebbe pensare ad una fiera rivolta non agli operatori del settore ma solo ai fruitori, agli appassionati».
- E intanto Padova cresce…
«Sì e mi sembra che cresca bene, una buona manifestazione che ha saputo approfittare del fatto che abbiamo lasciato la data di settembre a cui però mancano ancora molti marchi di grande importanza. Resta però una fiera italiana, nazionale, il Salone di Milano è una fiera internazionale».
- Meglio pensare ad un expò solo per il ciclismo o continuare a tenerlo legato al motociclismo?
«Credo che sia meglio tornare a realtà distinte. Anche per un problema di gestibilità degli eventi, basti pensare che questa edizione, praticamente priva di biciclette, si è svolta su quasi 50mila metri quadri netti!».
- Che 2010 è stato per le due ruote senza motore?

«A differenza di quanto è accaduto per moto e scooter (-25 per cento), il settore ciclistico ha “tenuto botta”, anzi in tempi di crisi un mezzo ecologico, a costo relativamente contenuto, trova ancor di più la sua ragion d’essere e anche per il 2011 credo che le prospettive possano essere buone».

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